La Grotta di S.Maria della Speranza

Sentiero n.340b in rosso, km 2.0
Intero percorso, azzurro e rosso, km 4.1 – Cartina n.5
 
Dislivello
In salita:
dall’inizio del n. 340: 731
dal bivio del n. 340: 140 mt
Difficoltà
facile
Tempo
A: 3.00 h  A/R : 5.30 h
Altitudine massima
797
 
“Non c’è luogo più selvaggio del Cerreto, ovunque vai con gli occhi trovi solo la Natura. Qui non c’è traccia dell’uomo: rocce, alberi, fiori, animali, profumi, sole e vento. Il Cerreto domina in alto alla fine della lunga cresta che dal Cauraruso sale al Colle Nord e poi all’Albero della Salute. Suoni di campane, abbaiare di cani, fruscii di ali,  ti avvertono che è terra di greggi, ed è territorio di caccia di falchi e poiane. Il verde ramarro ti è compagno quando il sonno ti prende col calore del sole”.
 
Si parte dai cancelli verdi, che delimitano il Campo Pozzi dell’Acquedotto Campano (captazione di acqua di falda, che serve i comuni della Valle del Sarno e quelli della costiera sorrentina fino a Capri),  alla fine di Via Monte Taccaro nel Comune di Angri. Un breve tratto con un tornante su strada asfaltata, trecento metri, ed ecco sulla destra l’inizio vero e proprio del sentiero, una scala con gradoni di pietra locale intervallati da tratti di falsopiano e si arriva in dieci minuti sul Chianiello (205 mt).  
Dal Chianiello il sentiero s’inoltra in un boschetto di castagni, sul tracciato della vecchia mulattiera, ripristinata negli anni cinquanta, dopo dieci minuti si lascia a destra il sentiero n.346 che porta al Castello di Lettere, qui siamo ad una quota di 275 mt.
Si va avanti, sempre in leggera salita, ed ecco, un antico strumento di montagna, non più in uso: la stazione di arrivo e ripartenza di una teleferica a sbalzo, localmente chiamato lo ‘nsarto. .
Adesso il sentiero diventa più ripido, ma si cammina all’ombra dei castagni e si affondano i piedi nel lapillo vesuviano: attenzione in discesa si può scivolare !
Si supera la vena ‘Capomazzo’ e si entra nel territorio demaniale di Lettere, dalla provincia di Salerno a quella di Napoli, adesso si sale per cinque tornantini (erano sette prima degli interventi, inutili e costosi, per allargare il sentiero ai fini della prevenzione  antincendio),  fino alla quota di 488 mt; qui c’è un bivio: a destra si va ad Orsano di Lettere per il sentiero n.340a, a sinistra continua il n.340. Un breve tratto in falsopiano porta a riattraversare la Vena di Capomazzo e rientrare nel territorio di Angri: si possono osservare sulla destra esemplari di agrifoglio.
Dopo la Vena il sentiero sale, non più agevolmente, per tornanti, ce n’erano nove, fino alla quota di 526 mt, per arrivare sulla ‘Ballatora’. Dalla ‘Ballatora’ si riprende a salire, dopo circa duecento metri si svolta a sinistra e rapidamente e ripidamente si arriva ad un bivio (553 mt). A sinistra si va alla ‘Casa Rossa’ e a Corbara per il sentiero n.324a, per il Cerreto si va dritto e si prosegue fino ad un bivio, dove si prende a sinistra, per la cosiddetta ‘tagliata dei cavalli’:  è questo, un recente sentiero ricavato sulle pendici acclive per consentire il passaggio dei ‘viaggiatori a cavallo’.
Questo tratto presenta qualche difficoltà, ma in breve si arriva sulla vecchia mulattiera (724 mt) che da Lettere porta a Corbara. La valle del Sarno è ai nostri piedi, il Vesuvio di fronte con i monti di Sarno e i Picentini a destra con il Pizzo San Michele, il Terminio e Montevergine.
Si prende a sinistra la mulattiera che porta alla Grotta di S. Maria della Speranza, qui inizia il nostro sentiero, il n.340b. E’ un bel tratto, in falsopiano, che gira intorno alla ‘Vena Bianca’, così chiamata da sempre per il gruppo di roccia bianca che la sovrasta.; adesso si cammina con passo svelto e sicuro, seguendo i segnali, fino ad una formazione rocciosa dove il sentiero sembra terminare.
Invece, grazie al lavoro dei moscardini, trovi un varco sulla roccia e prosegui in alto (prestare attenzione),fino a rimontare una piccola radura profumata che fa da anticamera alla Grotta. Un breve tratto su roccia in discesa ed eccoti davanti alla Grotta.
Qui è selvaggio, quasi non si vede la mano dell’uomo; qui in primavera è un risvegliarsi di vita: fiori ed essenze. Trovi le orchidee della Grotta, i crochi, la santolina, e vedi tanti piccoli lecci, contorti dal vento, abbarbicati quasi per miracolo sugli anfratti delle rocce. Una parete  di bianco marmo è alle tue spalle, tocchi la pietra e ti bagni, segno della natura carsica di queste formazioni calcaree e la Grotta è figlia di questo fenomeno.
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